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Berlino, Maratona a 20 anni dalla caduta del muro

Il Gruppo Sportivo Fraveggio a Berlino per la Maratona
ed il 20° anniversario della caduta del “Muro”
Il 9 novembre 1989 è una data storica, cade il “Muro di Berlino”. Per 28 anni, dal 1961, ha spezzato in due non solo una città, ma un intero Paese. Fu il simbolo della divisione del mondo in una sfera americana e una sovietica, fu il simbolo più crudele della Guerra Fredda.
A vent’anni da questo memorabile evento il Gruppo Sportivo Fraveggio ha organizzato una trasferta in terra tedesca alla quale hanno partecipato una trentina di soci per un binomio sportivo-culturale, in occasione della 36. Real Berlin Marathon. La manifestazione sportiva è di caratura mondiale cattura interesse grazie al “fascino” della città, dalla sua travagliata storia e del suo “Muro”, basti pensare che prima del 1989, quando il percorso si sviluppava solo a Berlino ovest, i partecipanti erano poche migliaia, ora sono 41.000.
Ma proviamo a capire cos’era il “Muro”. Fu la diretta conseguenza della seconda Guerra mondiale e della Guerra fredda, dividendo di fatto nel 1949 la Germania. La parte occidentale visse negli anni 50 un fortissimo boom economico, aiutata all’inizio dai soldi americani e riuscì in breve tempo a diventare nuovamente una nazione rispettata per la sua forza economica.

La parte orientale faceva molta più fatica a riprendersi: era svantaggiata all’inizio per le pesanti richieste economiche fatte dall’Unione Sovietica per riparare i danni subiti nella guerra e per la mancanza di aiuti paragonabili a quelli che riceveva la parte occidentale. In quegli anni il confine tra est ed ovest non era ancora insuperabile e per tutti gli anni ‘50 centinaia di migliaia di persone fuggivano ogni anno dall’est all’ovest, per la maggior parte erano giovani con meno di 30 anni e spesso persone con una buona formazione professionale, laureati, operai specializzati e artigiani, che all’ovest si aspettavano un futuro più redditizio e più libero. Questo continuo dissanguamento stava diventando un pericolo serio per la Germania dell’est ed era un’ulteriore causa delle difficoltà economiche di questo stato.
Nelle prime ore del 13 agosto del 1961 le unità armate della Germania dell’est interruppero tutti i collegamenti tra Berlino est e ovest e iniziavano a costruire, davanti agli occhi esterrefatti degli abitanti di tutte e due le parti, un muro insuperabile che avrebbe attraversato tutta la città, e diviso le famiglie in due e tagliato la strada tra casa e posto di lavoro, scuola e università. I soldati ricevettero l’ordine di sparare su tutti quelli che cercano di attraversare la zona di confine. Bloccato quasi completamente il dissanguamento economico dello stato, negli anni 60 e 70 la DDR visse anch’essa un boom economico. Tra gli stati dell’est diventò la nazione economicamente più forte e i tedeschi cominciarono a rassegnarsi alla divisione.
Nel corso del 1989, i cambiamenti democratici, le piccole rivoluzioni nell’economia e nella politica in Polonia, in Ungheria e nell’Unione Sovietica riempivano ogni giorno i giornali in tutta l’Europa, solo nella DDR il tempo sembrava essersi fermato, ma molta gente adesso era impaziente e cominciò a protestare e manifestare apertamente. Quando la sera del 9 novembre un portavoce del governo della DDR annunciò una riforma molto ampia della legge sui viaggi all’estero, la gente di Berlino est lo interpretò a modo suo: il muro doveva sparire. Migliaia di persone si riunivano all’est davanti al muro, ancora sorvegliato dai soldati, ma migliaia di persone stavano anche aspettando dall’altra parte del muro, all’ovest, con ansia e preoccupazione. Nell’incredibile confusione di quella notte, migliaia di persone dall’est e dall’ovest, scavalcando il muro, si incontravano per la prima volta dopo 29 anni. Da quel giorno Berlino ha iniziato una lenta ma costante crescita, economica e strutturale, diventando la capitale della Germania e con i suoi tre milioni e mezzo di abitanti anche la città tedesca più grande con una superficie di 891,82 km².
La nostra trasferta a Berlino è iniziata venerdì 18 settembre con la partenza di buon mattino, fermata a Regensburg per il pranzo, poi di nuovo in viaggio e alla sera arrivo in hotel. Sabato 19, stando al programma era dedicato al ritiro dei numeri di gara presso l’aereporto “Tempelhof” trasformato per l’occasione in “ufficio gara” con relativo expo (120.000 persone), ma prima, non ci siamo fatti mancare una “sgambata” nel parco adiacente l’hotel dove abbiamo potuto visitare il Mausoleo dedicato ai soldati russi morti durante la seconda Guerra mondiale. Ritirati i pettorali ci siamo spostati in zona partenza/arrivo nei pressi della Porta di Brandeburgo a pochi passi dal Monumento all’Olocausto, opera che esprime pienamente la drammaticità di questo avvenimento, nel pomeriggio ci siamo incamminati verso Museumsinsel, l’isola dei musei, sulle rive della Sprea, ed abbiamo visitato il Pergamonmuseum.
Domenica 20, scatta l’ora della maratona, partenza alle ore 9,00, siamo in 41.000 una marea colorata che parte dal parco antistante la Porta di Brandeburgo, un polmone verde al cui interno si snodano 25km di sentieri; la sede stradale è a otto corsie che per tutti i 42,195 km non diventeranno mai meno di quattro, si corre fra due ali di folla festanti (calcolati in 1 milione i spettatori), con il ritmo scandito da bande e gruppi musicali, da dj o dal semplice better di mani. È un vero spettacolo e fra i 41.000 attori-protagonisti 14 erano del GS Fraveggio e hanno tagliato il traguardo ognuno vincendo la propria sfida personale con la regina delle gare olimpiche, la Maratona, poco importa il tempo o la posizione, la soddisfazione di esserci e di aver attraversato più volte quel “muro” (ora ricordato con una linea di cubetti di porfido) è impareggiabile. La casualità ha poi voluto che Mauro Bressan arrivasse 1.000° con il temppo di 2h58’54’’ e poi via via gli altri: Alessandro Cuel 3h7’13’’ (1.688); Hermann Lardelli 3h12’01’’ (2.193); Guido Accorti 3h23’00’’ (3.722); Massimo Zorzi 3h25’45’’ (4245); Paolo Tonelli 3h27’22’’ (4564); Silvano Beatici 3h37’15’’ (6690); Michele Paissan 3h39’13’’ (7.155); Marco Calliari 3h49’47’’ (9.840); Antonello Cassani 3h56’23’’ (11.749); Alvaro Santoni 4h00’39’’ (13.190); Cristina Martini 4h38’38’’ (4.144F); Luigi Lucin 4h41’47’’ (22.214); Fabrizio Menegoni 5h15’42’’ (26.122). Da piccoli organizzatori una considerazione sulla gara: perfetta. Hanno gestito 41.000 partecipanti come se al via ce ne fossero stati 41. Alla sera grande festa, per chi ha corso e per chi ha condiviso questa fantastica esperienza.
Lunedi 21, visita della città con uno dei numerosi pullman scoperti che ci ha permesso di osservare i luoghi più caratteristi il Reichstag, il Berliner Dom (duomo di Berlino), il Rotes Rathaus (il comune su Alexanderplatz), Alexanderplatz e la torre della televisione (Fernsehturm), la Kaiser-Wilhelm-Gedächtniskirche e i castelli di Charlottenburg e Bellevue, passando per la via Unter den Linden, in cui si trova la Humboldt-Universität, la cattedrale cattolica di Santa Edwige, il Palast der Republik, sede del governo della Repubblica Democratica Tedesca, la piazza del Gendarmenmarkt in cui si trovano le splendide chiese gemelle dette Deutscher Dom e Französischer Dom, e il teatro al centro della piazza. Al pomeriggio visita della mostra allestita all’aperto nei pressi del “muro” formata da diversi pannelli con immagini, molto “crude”, ma eloquenti su cosa è stato il periodo hitleriano e dell’olocausto con una Berlino poi rasa al suolo dai bombardamenti.
Martedì 22 il rientro, con il rammarico di non aver potuto prolungare il nostro soggiorno in una città che ha fatto la storia nel secolo scorso, azzerata strutturalmente nel 1949 ma poi ricostruita, ed ancora oggi per molti aspetti è un cantiere aperto, con spazi ed infrastrutture pensate guardando al domani e non all’oggi.
Il pensiero comune al rientro, pensando a Berlino è grandezza, tutto è grande, gli spazi, le strade, i palazzi, il verde e di conseguenza, dal punto di vista sportivo, anche la 36. Real Berlin Marathon non poteva che essere grande. Quattro giornate ricche di momenti intensi e toccanti, trascorse in allegria che hanno consolidato ancor di più quello spirtito di amicizia che caratterizza l’attività del nostro sodalizio da quella organizzativa a quella agonistica.

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