Conosciamo con Silvano Beatrici il mondo degli ultramaratoneti
Silvano Beatrici, atleta del G.S. Fraveggio, convocato con la Nazionale Italiana al Campionato del Mondo della specialità 100 km di atletica, a Winschoten, in Olanda, ottiene l’argento mondiale ed europeo per nazioni alle spalle della Svezia e davanti alla Francia.
Silvano in occasione del Mondiale ha fatto segnare anche il suo primato personale sulla distanza chiudendo in 7h03'19" e migliorando il 7h08’38" ottenuto in primavera alla 100 km di Seregno, dove si era classificato 3° e che gli era valso la convocazione in Nazionale. Ricordiamo che già nel 2013, alla sua prima esperienza sulla 100 km, si era classificato 5° assoluto al Passatore in 7h17'34".
La voglia di non arrendersi mai e di cercare gradualmente gare sempre più dure, ma anche la voglia di continuare ad indossare la maglia azzurra e partecipare ad un altro mondiale, la capacità di gestire infortuni e crisi sono solo alcune delle interessanti risposte che ci aiutano a capire il mondo degli ultramaratoneti.
Qual è stato il tuo percorso per diventare un ultramaratoneta?
E’ stato un percorso lungo diversi anni. Allenamenti sempre più lunghi, gare lunghe con gli sci (mezzalama, pdg solo per citarne 2), provare un trail da 70km uscendone bene con ottimi risultati. Poi 86, 118, fino all’UTMB. ‘Provare’ il Passatore ritrovarsi 5° ed entrare in nazionale.
Cosa ti motiva ad essere ultramaratoneta?
I risultati, l’aria che si respira nell’ambiente, gli allenamenti, anche se duri in realtà è ciò che cerco.
Hai mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta?
No, ho pensato che è una cosa che avverrà da se, col tempo o con qualche infortunio!!
Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere ultramaratoneta?
Quando ho iniziato a correre ho avuto presto problemi con il tendino rotuleo, tanto che all’epoca pensavo che non avrei mai potuto essere un ultramaratoneta. Poi qualche anno dopo, forse incrementando i lavori in modo graduale, il problema è sparito. Certo ora sono un paio d’anni che convivo con una tendinite al tendine d’achille, ma sono anche giunto alla conclusione che è praticamente impossibile fare ‘certi carichi di lavoro’ e avere il fisico ‘perfetto’.
Cosa ti spinge a continuare ad essere ultramaratoneta?
Per il momento provare a spostare il limite sempre un po’ più in là, magari correre un altro mondiale.
Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare?
Non mi sono mai ritirato. Vuol dire che a volte sono arrivato distrutto. Ho patito sonno, crampi, dolori, ma alla fine il fisico si ‘autolimita’.
Quali i meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare estreme?
Avere un carattere forte e sicurezza in se stessi, ma sempre con quell’umiltà di conoscere i propri ‘limiti’ e le proprie condizioni durante la gara.
Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile?
Il problema non è quanto ‘estrema’ ma quanto si tira e le condizioni in quella giornata. Così se ti trovi al 70°km dell’UTMB e ti senti finito è dura, ma un po’ alla volta lo porti a casa. Mi sono trovato più in difficoltà al mio secondo Passatore, all’80° ero finito, e non so dove ho trovato le forze per chiudere gli ultimi 20 senza mollare. E’ stata l’unica volta che mi sono pentito di non essermi ritirato.
Quale è una gara estrema che ritieni non poterci mai riuscire a portarla a termine?
Non so, non ci ho ancora pensato, direi però che più che il problema di quanto ‘estrema’ è ‘con che ambizioni’ la si affronta. Intendo che una gara estrema fatta per finirla è un conto, un altro è puntare ad un risultato.
C’è una gara estrema che non faresti mai?
Al momento non mi interessano quelle troppo lunghe, in cui bisogna dormire, prediligo gare secche in cui parti ti distruggi e arrivi. Provando più distanze, alla fine prediligo quelle meno ‘estreme’: 100km su strada, 60-80 km trail. Gare di 7-10 ore in cui posso andare forte senza arrivare alla distruzione (se va bene).
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?
Ecco, anche in base alle risposte precedenti per me spostare avanti i limiti fisici non vuol dire fare più km, ma ad esempio migliorare la mia prestazione sulla 100.
Cosa pensano i tuoi famigliari ed amici della tua partecipazione a gare estreme?
Chi sa cosa vuol dire o lo immagina, mi sostiene, altri mi chiedono come si fa.
Che significa per te partecipare ad una gara estrema?
Mettermi alla prova.
Come è cambiata la tua vita famigliare, lavorativa?
Riesco a conciliare il tutto, la parte più difficile è dedicare spazio agli allenamenti nel fine settimana o durante le ferie senza rubare troppo alla famiglia.
Se potessi tornare indietro cosa faresti? O non faresti?
Ci ho pensato ancora, forse mi sarei dato prima all’ultramaratona, magari avrei avuto qualche risultato in più. Ma alla fine sono contento del mio percorso, e magari anticipando i tempi avrei rischiato più infortuni.
Usi farmaci, integratori? Per quale motivo?
Sali minerali, vitamine, ferro nei periodi di carico in vicinanza delle gare, per cercare di recuperare gli sforzi.
Ai fini del certificato per attività agonistica, fai indagini più accurate? Quali?
Mi è capitato di fare un’ecografia al cuore sotto sforzo.
E’ successo che ti abbiano consigliato di ridurre la tua attività sportiva?
Una volta un fisioterapista che mi curava il tendine.
Hai un sogno nel cassetto?
Mah, diciamo che intanto sono impegnato sulle distanze più corte, ma avere nel curriculum una Spartathlon non mi dispiacerebbe!
-Intervista di Matteo Simone-